“Al nostro tavolo, qui negli studi Rai di Milano, Paola Bertassi, buongiorno”. Maya Giudici
“Buon giorno, lieta di essere qui con voi!” Paola Bertassi
MAYA GIUDICI. Allora grazie intanto per averci raggiunto. Si tratta di un’autrice di un libro che adesso andiamo a spiegare, ma che è prima di tutto musicista, docente, arrangiatrice, sassofonista. Insomma tante cose, tante cose che si fanno nel percorso per essere musicisti. Con un particolare amore per l’insegnamento.
PAOLA BERTASSI. La vita di un musicista non è mai a senso unico e fortunatamente l’insegnamento è uno di quegli aspetti che arricchisce sempre moltissimo. Nel mio caso è stata anche una fonte di grande divertimento e uno stimolo perché mi ha sempre incuriosito lavorare con i bambini, ho lavorato in molti ordini di scuola e negli ultimi anni sono approdata alla fascia dei bambini perché è quella che mi diverte di più e mi da tante soddisfazioni: la fascia della primaria
Allora è vero che se non si prendono i bambini da piccoli e li si porta verso una certa qualità di ascolto, poi diciamo dagli 11 anni in poi…
… ce li siamo persi! Ma dipende anche molto dagli insegnanti che uno incontra nella vita. Perché se io penso al mio passato alle persone che ho conosciuto, ci sono anche musicisti che hanno cominciato a studiare tardi, quindi sicuramente dipende anche da chi incontri nella vita.
Quindi c’è una speranza?
Una speranza c’è!
Genitori della fascia secondaria di primo grado.
Si, quello si. Però io sono dell’idea che sia sicuramente un peccato non cominciare musica nella fascia della primaria. Io penso sempre come tutti i bambini sono appassionati di calcio, perché tutti possono dare un calcio ad un pallone, se un bambino potesse avvicinarsi con facilità alla musica sia nella prassi sia nell’ascolto, comunque avvicinarsi in modo divertente, ecco che entrerebbe molto più facilmente a far parte della sua vita.
Poi finiamo nell’annosa questione dell’essere un paese che fa parte dell’Europa e l’Europa è fatta di paesi in cui la musica viene assolutamente spiegata dalle scuole primaria in cui, per fare un esempio, in Germania si vede tranquillamente a messa la domenica, i canti vengono cantati col pentagramma sotto e tutti lo leggono esatto? E invece noi no.
E questo è un altro peccato veramente, perché i bambini percepiscono la musica come un linguaggio divertente, sempre che questo venga proposto in modo adeguato, non come un’imposizione (la lettura fine a sé stessa come conoscenza), ma con lo scopo di cantare, di suonare o come modo per avvicinarsi a un ascolto, più critico e più consapevole.
Ci sono poi quelli che dicono sia la musica a scuola primaria, perché è funzionale, ad esempio all’allenamento dell’orecchio, che in questo modo impara meglio le musiche, le lingue straniere. È vero ce ne facciamo qualcosa di questa cosa?
Si, nel senso che effettivamente se uno impara la musica impara specialmente a stare a tempo, a stare a ritmo, a leggere la musica, abbinando per esempio un testo (che a questo punto può essere in italiano o in qualsiasi altra lingua) che è uno dei miei percorsi didattici, per esempio il secondo volume di musica in cartella che si basa proprio sulla lettura cantata con l’abbinamento di un testo…
Infatti adesso ci arriviamo perché stavo proprio per chiederle come possiamo riparare un po’ a questi danni? Cosa ha fatto lei per permettere, per agevolare il lavoro poi di chi effettivamente nella scuola primaria porta avanti l’insegnamento musicale e spesso lo diciamo, deve farlo anche se non ha a monte delle conoscenze, quindi insomma, aiutiamo questi insegnanti poi?
Assolutamente, Musica in cartella nasce proprio da questo tipo di esigenza, cioè di pensiero, più che altro, sono testi nei quali ogni volume ha un percorso che ha una finalità, c’è sempre un obiettivo, quindi, per esempio, il primo introduce all’ascolto e alla percezione delle caratteristiche del suono in tanti aspetti e sfaccettature…
Perché sono testi pensati per lavoro sulle classi, quindi per le classi spesso si trovano testi, magari di solfeggio per i bambini, però è ben diverso il lavoro sul gruppo. Per esempio, come fa lei a gestire un gruppo di prima elementare, con chi ha conoscenze magari diverse, eccetera, e portarle a un percorso comune?
È necessario fare un bel lavoro di gruppo per portare i bambini all’omogeneità, nei miei testi ci sono tante metodologie e una grande attenzione per dare la possibilità a tutti i bambini di raggiungere lo stesso livello, non abbassandolo ma dando l’opportunità di rendere semplice qualcosa di estremamente complicato come la musica.
La musica può essere semplicissima ma non banale, quindi riuscire a trovare delle attività dove qualsiasi bambino si senta incluso è il compito che mi sono posta ed è uno degli obiettivi dei miei testi. Quando trovo una classe dove percepisco che ci sono delle disomogeneità, cerco di far lavorare i bambini in gruppo dando degli obiettivi comuni dove il bambino più fragile viene automaticamente incluso.
Paola Bertassi ma un bel coro? È ancora possibile immaginare un bel corso della scuola?
È d’obbligo assolutamente, i bambini devono cantare ed è un modo di avvicinarsi più rapido anche alla lettura, perché un bambino che non canta non capisce neanche perché deve leggere. Se io (bambino) invece imparo a cantare, provo il gusto di questo tipo di esperienza ed è ovvio che mi viene voglia anche di approcciare alla lettura di uno spartito semplice e scoprire la magia che leggendo è come se leggessi una frase. E alla fine infatti leggo una frase musicale.
Poi c’è la questione su cosa far cantare, si può far cantare tutto?
No assolutamente no, non parliamo di genere musicali nello specifico, ma andando incontro ai gusti musicali dei bambini si può in ogni caso trovare una modalità di approccio per farli cantare.
Per fare un esempio, non tutti i bambini cantano le canzoni con la voce acuta, perché tanti bambini, specialmente con i maschietti mi capita… a parte che io insegno magari il pomeriggio dopo l’intervallo dove hanno urlato tutto dopo il pranzo, me li ritrovo svociati così devo trovare strategie per includerli tutti. Per chi non riesce a cantare, non sposta o non riesce a modulare la voce, ecco che farò dei piccoli recitati, chiamiamoli rap, dei testi ritmati dove loro si sentono comunque a loro agio e si sentono gratificati. L’importante è trovare sempre un modo per gratificare i bambini e poi trovare all’interno dei libri, dove comunque è spiegato bene, le zone comfort della voce. Non tutti i bambini riescono a cantare, per esempio il do centrale del pianoforte, già per loro è abbastanza acuto, basta impostare il concetto del do mobile in maniera molto molto semplice, abbassando di una terza… di una quarta… qualsiasi bambino riesce a cantare Fra Martino Campanaro.
Poi c’è improvvisamente… arriva un periodo dell’anno che di solito coincide con le festività natalizie, in cui gli insegnanti di musica di qualsiasi ordine e grado vengono improvvisamente totalmente rivalutati. Si assiste all’apice, improvvisamente vogliamo la recita di Natale, vogliamo il coro di Natale, vogliamo cosa. Cosa si può fare se non si è fatto?
Prima di tutto la bacchetta magica non ce l’ha nessuno e ovviamente secondo me il percorso è fatto di “dai e dai e dai”, come si suol dire, nel senso che non posso pretendere di entrare in una quarta elementare a ottobre dove non ha cantato mai nessuno e improvvisamente sperare che mi facciano Stille Nacht a tre voci …
Perché i bambini ungheresi ci riescono a quattro anni?
Perché cominciano prima. Prima di tutto sono convinti i docenti, sono docenti preparati e comunque non è una cosa impossibile: alle elementari, ma anche nella civica che dirigo, abbiamo bambini che cantano, ma senza puntare per forza alle due o tre voci. Avere già un bel unisono pulito e intonato è già una bella cosa.
E alla materna si può provare?
Si, certo. Alla materna i bambini sono spugna, io ho insegnato tanti anni alla materna, poi il mio percorso professionale mi ha portato alle elementari e non ho più insegnato nelle scuole materne, ma i bambini sono assolutamente ricettivi e si divertono. La cosa che dispiace è che una materia così importante venga spesso “abbandonata”, non solo dallo Stato ma anche dalle famiglie, anche se i bambini sono assolutamente coinvolti, magari solo perché non lo dimostrano con ore di studio a casa.
Tante volte mi è capitato che alla scuola civica che dirigo venga un genitore: “iscrivo mio figlio ma solo se ha talento” … ma stiamo scherzando? Allora non posso disegnare se non sono Van Gogh? Non parliamo di talento a tutti i costi! La motivazione per lo studio è tutta un’altra cosa e arriverà poi con l’età, crescendo, ma quando si è piccoli si ha diritto di fare musica anche solo semplicemente per divertirsi e trasformare il divertimento in passione!
Ma tutti devono poter almeno cantare!
Io ho sempre diretto un COMMUNITY CHOIR (coro amatoriale) e mi sono arrivati tanti adulti che “cantano sotto la doccia a casa” ma che non hanno mai avuto il coraggio di cantare per imbarazzo e vergogna. Perché? Se non cominci da bambino….
Quindi professoressa Paola Bertassi, sicuramente è una persona molto coraggiosa, ma al di là di questo commento che lascia il tempo che trova, comunque lei ha messo nero su bianco un percorso didattico di aiuto proprio per gli insegnanti. Esistono però anche delle possibilità online, cioè voi fate dei corsi riconosciuti tra l’altro dal Miur per insegnanti.
Si, si. Edizioni Curci propone corsi riconosciuti dal Miur (MIM) e facciamo formazione online. I miei corsi sono anche “misti”, un po’ in presenza e online, perché nella scuola di Novate Milanese che dirigo, possiamo anche avere 15 persone in presenza.
Possiamo dare indicazioni per i nostri genitori all’ascolto che volessero avere delle guide per aiutare ad alzare il livello di ascolto con i propri figli, cioè magari condividere dei momenti di qualità? Che cosa ci può consigliare?
Al di là chiaramente dei miei testi, specialmente il primo di questi Musica in cartella, dove anche il genitore a casa che vuole fare un percorso col proprio bambino lo può tranquillamente utilizzare perché ci sono tantissime schede di ascolto e attività che incuriosiscono rispetto le caratteristiche del suono, Edizioni Curci ha tantissimi volumi proprio dedicati ai bambini e all’ascolto.
Non solo canzoni per bambini. A questo volevo arrivare… la musica in generale non deve essere suddivisa come musica, per bambini non per bambini?
… Musica difficile, musica facile… per bambini o per adulti? No secondo me no, qualsiasi bambino è in grado di ascoltare qualsiasi tipo di musica, basta accompagnarlo adeguatamente. Se penso alle mie quarte e quinte elementari attuali ascoltano qualsiasi genere musicale, e se gli faccio ascoltare il tempo di una sinfonia, lo ascoltano.
Ma lei ci parla di un paradiso….
Sono anche fortunata perché insegno in una scuola privata e sapete benissimo che musica di ruolo non è prevista alle elementari.
Professoressa Bertassi cosa facciamo con la trap?
Diciamo che il rap è un ottimo mezzo per avvicinare i bambini, insegnargli a lavorare sul ritmo, sulla parola ritmica, eccetera. Con la trap mi trova un po’ in difficoltà, più che altro perché io non amo molto l’autotune, sono fedele alla voce pulita, naturale: qualsiasi voce tu abbia, perché non sentirla così com’è?